“L’ingordigia è un rifugio emotivo:
è il segno che qualcosa ci sta divorando”.
Principe de Vries
Mangiare si sa è un piacere ma può trasformarsi in un problema quando non riusciamo a gestirlo. La bulimia è una compulsione irrefrenabile a divorare e ad abbuffarsi. Molte persone che presentano questo tipo di problema sono caratterizzate da una componente psicologica legata a un’emotività e ad una sensibilità particolarmente accentuate e alla difficoltà di controllare le proprie reazioni nei confronti del cibo e in alcuni casi anche di altre sfere legate
al piacere (sesso, alcool, gioco, shopping compulsivo…).
La perdita di controllo verso il piacere alimentare può diventare un rifugio emotivo per proteggersi dalle difficoltà della vita, da situazioni di complicata gestione a livello sentimentale e/o relazionale che vengono vissute con preoccupazione. La paura di perdere il controllo delle proprie emozioni crea le premesse per
poterlo perdere nei confronti del più rassicurante “amico-nemico” cibo.
Il problema alimentare vero e proprio però si costruisce e rafforza quando si vorrebbe smettere di mangiare
o iniziare una delle tante diete provando quindi a rinunciare al desiderato alimento. Troppo spesso invano. Infatti dare a noi stessi un divieto e subito dopo trasgredire è uno dei meccanismi paradossali che la nostra mente è bravissima a mettere in atto!
Purtroppo questa trappola mentale ricalca proprio l’idea del controllo e della perdita di controllo, problema centrale in questo disturbo alimentare.
Quali sono le varianti della bulimia?
Ci sono persone che mangiano in modo continuativo e altre che alternano fasi in cui perdono peso a fasi in cui riescono a perderlo per poi prenderlo di nuovo in un sali e scendi continuo. In entrambi i casi il grasso svolge una funzione protettiva perché se da un lato queste persone si sentono inadeguate, brutte e grasse e soffrono per questo, al contempo il grasso che le rende meno desiderabili le rassicura e protegge dalle paure. Essere indesiderabili fisicamente mette al riparo dalle relazioni affettive e dalle sofferenze che ne potrebbero derivare.
Come interviene la psicoterapia breve strategica?
Il nostro centro di terapia breve strategica da un ventennio tratta il problema della bulimia con successo.
Il lavoro terapeutico prevede di occuparsi parallelamente sia del problema del cibo sia di tutto quello che sottende ad esso.
Si vuole restituire il piacere in modo più equilibrato, ricostruire le relazioni dove sono difficoltose e avere uno spazio per elaborare situazioni dolorose o traumatiche laddove fossero presenti. E non da ultimo fornire gli strumenti per far sentire la persona a suo agio con il proprio corpo.
Concludiamo dicendo che le abbuffate che caratterizzano la bulimia hanno almeno due funzioni fondamentali: rappresentano un surrogato del piacere oppure diventano un sedativo contro il dolore. Il problema del cibo in sé non è quasi mai il problema principale e per questo motivo raramente una dieta da sola può bastare.
Disturbi alimentari: la bulimia e la perdita di controllo sul cibo.
This entry was posted in disturbi alimentari. Bookmark the permalink.