Il rapporto che abbiamo con il cibo in alcuni casi può essere di difficile gestione, può diventare un pensiero fisso, fino ad assumere le caratteristiche di un’ossessione vera e propria.
Dagli studi del gruppo di ricerca del centro di terapia strategica di Arezzo, attualmente i disordini alimentari maggiormente diffusi sono: l’anoressia nervosa (tendenza a restrizioni alimentari), la bulimia (tendenza ad abbuffate incontrollate) e il binge eating (tendenza ad alternare periodi di abbuffate a periodi di restrizioni), ai quali si è aggiunta negli ultimi anni il vomiting (tendenza a mangiare e vomitare, dove il problema, che inizialmente è il controllo del peso attraverso questa condotta d’eliminazione, col passare del tempo, da tentata soluzione finisce per diventare il problema).
Spesso il nutrizionista o il dietologo forniscono una serie di utili indicazioni rispetto al corretto apporto calorico necessario al nostro corpo, tuttavia in questo ambito d’intervento troppo spesso i risultati sono poco soddisfacenti, sia a breve che a lungo termine.
Affinché avvenga un reale e duraturo cambiamento è molto importante prendere in considerazione la persona nella sua totalità, dove la mente e il corpo sono entrambe parti del gioco.
La persona con un disordine di tipo alimentare, infatti, tende ad osservare se stessa con delle “lenti deformanti”: chi è molto magro non si percepisce mai abbastanza magro e chi è sovrappeso tende a negare i suoi chili di troppo. Anche le relazioni sociali tendono a perdere valore, passando in secondo piano, poiché tutto ruota intorno all’ossessione per il cibo.
In genere, è a questo punto che si comprende di avere un problema, sentendosi prigionieri di un disturbo che condiziona pesantemente anche gli altri settori della propria vita.
È così possibile intraprendere un percorso volto al cambiamento per potersi sentire nuovamente liberi e per darsi la possibilità di recuperare un rapporto positivo con il cibo e con se stessi
I disordini alimentari: quando il cibo diventa un problema
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