All’interno di ogni famiglia esistono caratteristiche specifiche espresse attraverso uno stile comunicativo e relazionale che si instaura tra genitori e figli.
Ricerche in questo settore (G. Nardone, E. Giannotti, R. Rocchi 2001) descrivono sei modelli di famiglia, precisando che non si tratta necessariamente di famiglie problematiche, ma che queste potrebbero diventarlo quando l’interazione tra genitori e figli s’irrigidisce e non è più funzionale al mantenimento del benessere familiare.
Le famiglie seguono l’andamento della società della quale fanno parte ed è per questo che si trasformano di pari passo con essa.
Ma quali sono i modelli di famiglia più frequentemente osservabili?
Il modello iperprotettivo ci appare come una tendenza dominante nella famiglia italiana degli ultimi decenni. Si tratta di una famiglia protettiva, nella quale gli adulti tendono a sostituirsi ai giovani, rendono loro la vita più semplice, eliminano apparentemente le difficoltà. La comunicazione è calda e accogliente, attenta a prevenire ogni bisogno dei figli. Purtroppo l’effetto che troppo spesso si osserva è quello di assistere alla crescita di ragazzi fragili che non sanno assumersi delle responsabilità oppure non si sentono in grado di gestire i problemi che la vita presenta, semplicemente perché non sono stati abituati e “allenati” gradualmente a farlo.
Il modello democratico-permissivo è contraddistinto dall’assenza di gerarchie e di autorevolezza. Sia tra i coniugi che rispetto ai figli le decisioni vengono prese insieme, dialogando e argomentando democraticamente. Ideologicamente potrebbe sembrare la famiglia perfetta ma nasconde non poche insidie, prima fra tutte la difficoltà di gestione dei figli nella vita quotidiana, i quali tendono a non rispettare le regole e i ruoli degli adulti poiché regole e ruoli sono contrattabili e modificabili continuamente.
Nel modello sacrificante i genitori si sacrificano costantemente per dare il massimo agli altri, nella convinzione che il sacrificio renda buoni. La relazione con i figli è spesso basata sull’altruismo insano, ovvero i genitori danno senza che venga mai chiesto nulla in cambio. È facile immaginare che in tal modo assisteremo alla crescita di giovani che penseranno che tutto gli sia dovuto e che pretenderanno dai genitori ogni aiuto morale e materiale. I genitori a loro volta saranno pronti a rinfacciare tutto quello che hanno fatto o fanno per loro, proprio a causa della mancanza di equilibrio tra il dare e il ricevere, tipica di questo modello.
Nel modello intermittente i membri della famiglia oscillano da un modello all’altro causando notevole confusione nei figli. I genitori passano da posizioni rigide a morbide, da posizioni valorizzanti a squalificanti, nel tentativo di trovare la strategia giusta per la gestione dei figli. La difficoltà maggiore in queste famiglie è quella di riuscire a mantenere una posizione nel tempo di fronte ad un problema, poiché la tendenza a cambiare continuamente rende inefficace qualsiasi intervento educativo.
Il modello delegante, come il termine stesso indica, presenta una coppia genitoriale che delega il proprio ruolo di guida a istituzioni scolastiche, ai nonni o ad altre figure di appoggio. Di conseguenza i genitori non vengono considerati come punti di riferimento dai figli. La struttura gerarchica della famiglia è inesistente e ovviamente non vengono prese sul serio né regole né ruoli.
Il modello autoritario. I genitori esercitano il potere in modo deciso e rigido:“Comanda chi è più forte”. È lo stile appartenente ad un modello di 30-40 anni fa ma ancora esistente in alcune famiglie. Il padre o entrambi i genitori si pongono rigidamente in una posizione di superiorità. Se il figlio si ribella gli scontri possono essere decisamente violenti e spesso la madre diventa la mediatrice fra le parti. A volte la reazione dei figli sarà quella di fare esperienze di nascosto, allontanarsi dai valori familiari e cercare l’autonomia per andare fuori di casa prima possibile.
Obiettivo di questa presentazione è quello di portare genitori o figli a muovere un primo passo verso la
consapevolezza che spesso sfugge a chi si trova immerso nelle difficoltà della propria realtà familiare.
Non esistono buoni o cattivi genitori, così come andrebbe accuratamente evitato di demonizzare i propri figli. Quel che forse richiede la nostra attenzione più di ogni altra cosa è una riflessione onesta su qual è la nostra parte nelle problematiche che stiamo vivendo, pensando che solo da questa posizione apparentemente umile si può trovare la forza per migliorare le nostre relazioni.
Nelle situazioni più complesse si può pensare di intraprende un percorso terapeutico che fornisca gli strumenti utili al singolo o all’intera famiglia per ripristinare una sana interazione/relazione tra i membri della famiglia o della coppia genitoriale.
Modelli di famiglia: psicopatologia dei rapporti tra genitori e figli.
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